mercoledì 29 aprile 2009

Trova le Differenze..

CAMILLA FERRANTI  (PDL)


curriculum

Attrice italiana, famosa per il ruolo dell'infermiera Maya Solari in Incantesimo 10 (2008).
Nella stagione televisiva 2006-2007 ha partecipato come tronista alla trasmissione Uomini e donne, condotta da Maria De Filippi.
E'una delle ragazze coinvolte nello scandalo di corruzione che vede come protagonisti Silvio Berlusconi e il direttore di Rai Fiction, Agostino Saccà, e sarà candidata con il PdL alle Elezioni Europee del 2009

Vengo a prenderti (2005), regia di Brad Mirman - Titolo originale: The Shadow 
Dancer - Ruolo: Tango Dancer

Incantesimo 10 (2008), registi vari - Soap opera - Rai Uno - Ruolo: Maya Solari

Alice (2009), sceneggiatura e regia di Oreste Crisostomi - Opera prima - Film indipendente


IVAN SCALFAROTTO (PD)


curriculum

Ivan Scalfarotto, pescarese per nascita, foggiano per formazione e milanese per amore, classe 1965. Figlio di una napoletana e di uno Scalfarotto dalle incerte origini geografiche, una sorella, Vanessa, e un nipotino, Angelo, nato nell'agosto 2005 (e tutto suo zio).

Montessoriano in età scolare (ma poi, in realtà, tali si resta per sempre), maturità classica, Ivan si è laureato con lode in giurisprudenza a Napoli con una tesi in Procedura Civile. Ha intrapreso gli studi per il concorso in magistratura ma li ha improvvisamente interrotti per l'assunzione tra le giovani promesse della gloriosa Comit, la Banca Commerciale Italiana, con destinazione Risorse Umane. A fine 1995 Ivan viene assunto dal Banco Ambrosiano Veneto presso il quale lavora tre anni fra Milano e Genova. Nel 1998 passa a Citigroup: quattro anni a Milano, tre anni e mezzo a Londra, due anni e mezzo a Mosca e, dal luglio 2008, nuovamente a Londra. Nei suoi vari incarichi all'interno della Direzione Risorse Umane, Ivan si è dedicato assiduamente alle tematiche del Diversity Management e, durante la sua prima permanenza a Londra ha presieduto "Pride", il gruppo di dipendenti gay, lesbiche, bisessuali e transessuali della banca. Dal febbraio del 2009 Ivan rientra stabilmente in Italia per dedicarsi a tempo pieno alla politica, al suo blog e all'attività pubblica.

La passione politica è precoce e si manifesta già durante gli anni del liceo: Ivan è consigliere di classe e di istituto, e poi - poco prima di laurearsi - consigliere di circoscrizione a Foggia per i Verdi. Con l'assunzione in Comit e la partenza da Foggia il coinvolgimento nella politica attiva subisce un arresto.

Nel 1996, alcuni mesi dopo la vittoria dell'Ulivo alle elezioni politiche, Ivan scrive una lettera a "Repubblica" dal titolo "Cosa manca al governo dell'Ulivo" all'origine di una serie di articoli a stampa sui "delusi dall'Ulivo" e di una convocazione a Palazzo Chigi durante la quale incontra Veltroni e, per la prima volta, Romano Prodi.

Nell'estate del 2005, spinto da un manipolo di italiani del gruppo londinese di "Libertà e Giustizia" e armato solo del proprio blog, decide di correre alle primarie dell'Unione. Sfiderà Prodi, Bertinotti, Di Pietro, Mastella, Pecoraro Scanio e Simona Panzino arrivando sesto con 26.912 voti, pari allo 0,6%.

Nel marzo 2006 esce "Contro i perpetui", il suo primo libro, per i tipi del "Saggiatore". Ivan non partecipa alle elezioni politiche del 2006 e privilegia nuovamente il lavoro. Si trasferisce a Mosca, da dove però continua l'attività politica e segue le vicende italiane attraverso il proprio blog e tenendo incontri pubblici in occasione dei frequenti rientri in Italia. Nel marzo del 2007 aderisce ai Democratici di Sinistra per partecipare alla costruzione del Partito Democratico.

Alle primarie 2007 è eletto all'Assemblea Costituente del Partito Democratico nel collegio di Corsico, in provincia di Milano, e successivamente è nominato componente della Commissione incaricata di redigere lo Statuto del partito nuovo. Candidato alla Camera dei Deputati nel collegio Lombardia 1 alle elezioni politiche del 14 aprile 2008, è risultato il primo dei non eletti.

Ivan sarà candidato alle elezioni del 6 e 7 giugno 2009 per il Parlamento Europeo nella Circoscrizione 1 - Italia Nord Ovest - nelle liste del Partito Democratico.

Ivan collabora con "L'Unità" di Concita De Gregorio ed è stato ospite fisso delle ultime tre serie del programma televisivo "Crozza Italia Live" andate in onda su La7 nel 2007 e nel 2008.

Oltre alla politica Ivan ha alcune altre irrefrenabili passioni tra le quali quella per la compagnia degli amici, quella per i suoi gatti Fidel e Frida e quella per Federico, suo straordinario sostegno e grande amore.

domenica 26 aprile 2009

Robert Kennedy


"Il PIL può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani."

L'anti-italiano

venerdì 24 aprile 2009

25 Aprile


LA LIBERTA' NASCE DALLA RESISTENZA



"Cose da pazzi"

Come ogni venerdì, continua la rubrica "Cose da Pazzi"..

Ecco l'onorevole Carlucci...Ecco il Popolo delle Libertà... Ma quali libertà??


mercoledì 22 aprile 2009

Berlusconi e il 25 Aprile

"Mi si nota di piu' se vengo e sto in disparte?"


martedì 21 aprile 2009

Revisionismo

25 aprile, La Russa contro i partigiani rossi
"Non vanno celebrati come liberatori"

MILANO - L'unica certezza, al momento, è che Silvio Berlusconi parteciperà sabato, per la prima volta, alle celebrazioni per il 64° anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Anche se non è ancora chiaro dove. Le ultime indiscrezioni parlano di Montelungo, dove si recherà il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ma restano ancora in piedi le ipotesi di una nuova visita del premier nelle zone terremotate dell'aquilano o che partecipi nel pomeriggio alla tradizionale manifestazione nazionale organizzata dall'Anpi a Milano, dove lo ha invitato nei giorni scorsi il segretario del Pd Dario Franceschini. 

Dal suo entourage, non trapela altro. Ma è sufficiente a far salire ulteriormente la tensione tra maggioranza e opposizione. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa rilancia: "I partigiani rossi meritano rispetto, ma non possono essere celebrati come portatori di libertà". Pronta la replica del portavoce del Pd Andrea Orlando: "La Russa ha oltrepassato il segno. Fare distinzioni tra partigiani buoni o cattivi è intollerabile oltre che menzognero nei confronti della verità storica". Chiede rispetto anche Pierluigi Castagnetti del Pd: "Quelle di La Russa sono solo manifestazioni di incapacità ad accogliere il senso storico di quella pagina gloriosa della storia d'Italia". Sulle barricate pure l'estrema sinistra. Per Oliviero Diliberto del Pdci "il premier farebbe meglio ad andare in Sardegna perché non si può diventare antifascisti in un sol colpo", mentre il segretario di Rifondazione Paolo Ferrero aggiunge: "Se non dichiara apertamente il suo antifascismo, la sua partecipazione sarebbe solo una presa in giro degli italiani". 

Ma anche il centrodestra si divide. Il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto invita il premier a "non dover dimostrare le sue credenziali a Franceschini andando a farsi fischiare in piazza Duomo a Milano, come è già successo a Bossi e alla Moratti". Nel frattempo, a Milano è già partito sul sito Indymedia il passaparola negli ambienti vicini ai centri sociali e alla sinistra antagonista. Al grido: "Berlusconi se ne stia a casa. Antifascisti sempre". Tanto che il verde Carlo Monguzzi lancia un appello a tutte le anime della sinistra: "Se Berlusconi verrà a Milano ci sarà una piazza divisa in due: la prima fischierà Berlusconi, la seconda il Pd che l'ha invitato. Pensiamo solo a organizzare una grande manifestazione, non a Berlusconi". 

Il governatore lombardo Roberto Formigoni e il sindaco di Milano Letizia Moratti prendono ancora tempo e si affidano al premier. "Mi consulterò con Berlusconi, ma nel '95 partecipai e fui fischiato" - precisa il primo. "Sto valutando, anch'io sentirò il premier" - sottolinea la seconda, che nel 2006 fu costretta ad abbandonare la manifestazione insieme al padre Paolo Brichetto Arnaboldi, ex deportato a Dachau. Il suo predecessore Gabriele Albertini, ora eurodeputato del Pdl, però non ha dubbi: "Il sindaco di Milano non può mai mancare sul palco di Piazza Duomo. E se il caso si prende i fischi, come è capitato a me. Le istituzioni non possono dimenticare che Milano ha ricevuto la medaglia d'oro". 



VERGOGNA SIG. MINISTRO!

venerdì 17 aprile 2009

"Cose da pazzi"

Inauguriamo oggi la rubrica "Cose da Pazzi".

Ecco il primo video!


martedì 14 aprile 2009

La ricostruzione a rischio clan: ecco il partito del terremoto


L'AQUILA - "Non permetteremo che ci siano speculazioni, scrivilo. Dillo forte che qui non devono neanche pensarci di riempirci di cemento. Qui decideremo noi come ricostruire la nostra terra...". Al campo rugby mi dicono queste parole. Me le dicono sul muso. Naso vicino al naso, mi arriva l'alito. Le pronuncia un signore che poi mi abbraccia forte e mi ringrazia per essere lì. Ma la sua paura non è finita con il sisma. 

La maledizione del terremoto non è soltanto quel minuto in cui la terra ha tremato, ma ciò che accadrà dopo. Gli interi quartieri da abbattere, i borghi da restaurare, gli alberghi da ricostruire, i soldi che arriveranno e rischieranno non solo di rimarginare le ferite, ma di avvelenare l'anima. La paura per gli abruzzesi è quella di vedersi spacciare come aiuto una speculazione senza limiti nata dalla ricostruzione. 
Qui in Abruzzo mi è tornata alla mente la storia di un abruzzese illustre, Benedetto Croce, nato proprio a Pescasseroli che ebbe tutta la famiglia distrutta in un terremoto. "Eravamo a tavola per la cena io la mamma, mia sorella ed il babbo che si accingeva a prendere posto. Ad un tratto come alleggerito, vidi mio padre ondeggiare e subito in un baleno sprofondare nel pavimento stranamente apertosi, mia sorella schizzare in alto verso il tetto. Terrorizzato cercai con lo sguardo mia madre che raggiunsi sul balcone dove insieme precipitammo e io svenni". Benedetto Croce rimase sepolto fino al collo nelle pietre. Per molte ore il padre gli parlava, prima di spegnersi. Si racconta che il padre gli ripeteva una sola e continua raccomandazione "offri centomila lire a chi ti salva". 

Gli abruzzesi sono stati salvati da un lavoro senza sosta che nega ogni luogo comune sull'italianità pigra o sull'indifferenza al dolore. Ma il prezzo da pagare per questa regione potrebbe essere altissimo, ben oltre le centomila lire del povero padre di Benedetto Croce. Il terrore di ciò che è accaduto all'Irpinia quasi trent'anni fa, gli sprechi, la corruzione, il monopolio politico e criminale della ricostruzione, non riesce a mitigare l'ansia di chi sa cosa è il cemento, cosa portano i soldi arrivati non per lo sviluppo ma per l'emergenza. Ciò che è tragedia per questa popolazione per qualcuno invece diviene occasione, miniera senza fondo, paradiso del profitto. Progettisti, geometri, ingegneri e architetti stanno per invadere l'Abruzzo attraverso uno strumento che sembra innocuo ma è proprio da lì che parte l'invasione di cemento: le schede di rilevazione dei danni patiti dalle case. In questi giorni saranno distribuite agli uffici tecnici comunali di tutti i capoluoghi d'Abruzzo. Centinaia di schede per migliaia di ispezioni. Chi avrà in mano quel foglio avrà la certezza di avere incarichi remunerati benissimo e alimentati da un sistema incredibile. 

"Più il danno si fa grave in pratica, più guadagni", mi dice Antonello Caporale. Arrivo in Abruzzo con lui, è un giornalista che ha vissuto il terremoto dell'Irpinia, e la rabbia da terremotato non te la togli facilmente. Per comprendere ciò che rischia l'Abruzzo si deve partire proprio da lì, dal sisma di 29 anni fa, da un paese vicino Eboli. "Ad Auletta - dice il vicesindaco Carmine Cocozza - stiamo ancora liquidando le parcelle del terremoto. Ogni centomila euro di contributo statale l'onorario tecnico globale è di venticinquemila". Ad Auletta quest'anno il governo ha ripartito ancora somme per il completamento delle opere post sisma: 80 milioni di euro in tutto. "Il mio comune ne ha ricevuti due milioni e mezzo. Serviranno a realizzare le ultime case, a finanziare quel che è rimasto da fare". Difficile immaginare che dopo 29 anni ancora arrivino soldi per la ristrutturazione ma è ciò che spetta ai tecnici: il 25 per cento del contributo. Ci si arriva calcolando le tabelle professionali, naturalmente tutto è fatto a norma di legge. Costi di progettazione, di direzione lavori, oneri per la sicurezza, per il collaudatore. Si sale e si sale. Le visite sono innumerevoli. Il tecnico dichiara e timbra. Il comune provvede solo a saldare. 

Il rischio della ricostruzione è proprio questo. Aumenta la perizia del danno, aumentano i soldi, gli appalti generano subappalti e ciclo del cemento, movimento terre, ruspe, e costruzioni attireranno l'avanguardia delle costruzioni in subappalto in Italia: i clan. Le famiglie di camorra, di mafia e di 'ndrangheta qui ci sono sempre state. E non solo perché nelle carceri abruzzesi c'è il gotha dei capi della camorra imprenditrice. Il rischio è proprio che le organizzazioni arrivino a spartirsi in tempo di crisi i grandi affari italiani. Ad esempio: alla 'ndrangheta l'Expo di Milano, e alla camorra la ricostruzione in subappalto d'Abruzzo. 

L'unica cosa da fare è la creazione di una commissione in grado di controllare la ricostruzione. Il presidente della Provincia Stefania Pezzopane e il sindaco de L'Aquila Massimo Cialente sono chiari: "Noi vogliamo essere controllati, vogliamo che ci siano commissioni di controllo...". Qui i rischi di infiltrazioni criminali sono molti. Da anni i clan di camorra costruiscono e investono. E per un bizzarro paradosso del destino proprio l'edificio dove è rinchiusa la maggior parte di boss investitori nel settore del cemento, ossia il carcere de L'Aquila (circa 80 in regime di 416 bis) è risultato il più intatto. Il più resistente. 

I dati dimostrano che la presenza dell'invasione di camorra nel corso degli anni è enorme. Nel 2006 si scoprì che l'agguato al boss Vitale era stato deciso a tavolino a Villa Rosa di Martinsicuro, in Abruzzo. Il 10 settembre scorso Diego Leon Montoya Sanchez, il narcotrafficante inserito tra i dieci most wanted dell'Fbi aveva una base in Abruzzo. Nicola Del Villano, cassiere di una consorteria criminal-imprenditoriale degli Zagaria di Casapesenna era riuscito in più occasioni a sfuggire alla cattura e il suo rifugio era stato localizzato nel Parco nazionale d'Abruzzo, da dove si muoveva, liberamente. Gianluca Bidognetti si trovava qui in Abruzzo quando la madre decise di pentirsi. 
L'Abruzzo è divenuto anche uno snodo per il traffico dei rifiuti, scelto dai clan per la scarsa densità abitativa di molte zone e la disponibilità di cave dismesse. L'inchiesta Ebano fatta dai carabinieri dimostrò che alla fine degli anni '90 vennero smaltite circa 60.000 tonnellate di rifiuti solidi urbani provenienti dalla Lombardia. Finiva tutto in terre abbandonate e cave dismesse in Abruzzo. Dietro tutto questo, ovviamente i clan di camorra. 

Sino ad oggi L'Aquila non ha avuto grandi infiltrazioni. Proprio perché mancava la possibilità di grandi affari. Ma ora si apre una miniera per le imprese. La solidarietà per ora fa argine ad ogni tipo di pericolo. Al campo del Paganica Rugby mi mostrano i pacchi arrivati da tutte le squadre di rugby d'Italia e i letti allestiti da rugbisti e volontari. Qui il rugby è lo sport principale, anzi lo sport sacro. Ed è infatti la palla ovale che alcuni ragazzi si lanciano in passaggi ai lati delle tende, che mi passa sulla testa appena entro. Ed è dal rugby che in questo campo sono arrivati molti aiuti. La resistenza di queste persone è la malta che unisce volontari e cittadini. È quando ti rimane solo la vita e nient'altro che comprendi il privilegio di ogni respiro. Questo è quello che cercano di raccontarmi i sopravvissuti. 

Il silenzio de L'Aquila spaventa. La città evacuata a ora di pranzo è immobile. Non capita mai di vedere una città così. Pericolante, piena di polvere. L'Aquila in queste ore è sola. I primi piani delle case quasi tutti hanno almeno una parte esplosa. 
Avevo un'idea del tutto diversa di questo terremoto. Credevo avesse preso soltanto il borgo storico, o le frazioni più antiche. Non è così. Tutto è stato attraversato dalla scossa. Dovevo venire qui. E il motivo me lo ricordano subito: "Te lo sei ricordato che sei un aquilano..." mi dicono. L'Aquila fu una delle prime città anni fa a darmi la cittadinanza onoraria. E qui se lo ricordano e me lo ricordano, come un dovere: presidiare quello che sta accadendo, raccontarlo. Tenere memoria. Mi fermo davanti alla Casa dello studente. In questo terremoto sono morti giovani e anziani. Quelli che a letto si sono visti crollare il soffitto addosso o sprofondare nel vuoto e quelli che hanno cercato di scappare per le scale, l'ossatura più fragile del corpo d'un palazzo. 

I vigili del fuoco mi fanno entrare ad Onna. Sono fortunato, mi riconoscono, e mi abbracciano. Sono sporchi di polvere e soprattutto fango. Non amano che si ficchino i giornalisti dappertutto : "Poi li devo andare a pescare che magari cade un soffitto e rimangono incastrati" mi dice un ingegnere romano Gianluca che mi fa un regalo che avrebbe fatto impazzire qualsiasi bambino, un elmetto rosso fuoco dei Vigili. Onna non esiste più. Il termine macerie è troppo usato. È come se non significasse più nulla. Mi segno sulla moleskine gli oggetti che vedo. Un lavabo finito a terra, un libro fotocopiato, un passeggino, ma soprattutto lampadari, lampadari, lampadari. In verità è quello che non vedi mai fuori da una casa. E invece qui vedi ovunque lampadari. I più fragili, gli oggetti che per primi hanno dato spesso inutilmente l'allarme del terremoto. È una vita ferma e crollata. Mi portano davanti la casa dove è morta una bambina. I vigili del fuoco sanno ogni cosa. "Questa casa vedi, era bella, sembrava ben fatta, invece era costruita su fondamente vecchie". Si è fatto poco per controllare... 

La dignità estrema di queste persone me la raccontano i vigili del fuoco: "Nessuno ci chiede niente. È come se per loro bastasse essere rimasti in vita. Un vecchietto mi ha detto: mi puoi chiudere le finestre sennò entra la polvere. Io sono andato ho chiuso le finestre ma alla casa mancano tetto e due pareti. Qui alcuni non hanno ancora capito cosa è stato il terremoto". 
Franco Arminio uno dei poeti più importanti di questo paese, il migliore che abbia mai raccontato il terremoto e ciò che ha generato scrive in una sua poesia: "Venticinque anni dopo il terremoto dei morti sarà rimasto poco. Dei vivi ancora meno". Siamo ancora in tempo perché in Abruzzo questo non accada. Non permettere che la speculazione vinca come sempre successo in passato è davvero l'unico omaggio vero, concreto, ai caduti di questo terremoto, uccisi non dalla terra che trema ma dal cemento. 

© 2009 by Roberto Saviano - Published by arrangement with Roberto Santachiara Literary Agency 

giovedì 9 aprile 2009

A Sostegno di Pino Masciari


Il movimento dei Giovani Democratici della Provincia di Sondrio ha deciso di sostenere la lotta per Pino Masciari, il testimone di mafia a cui il ministero dell'interno ha revocato la scorta, malgrado una sentenza del tar del lazio che lo considera ancora sotto pericolo e bisognoso di protezione.
Pino Masciari è stato definito dall'ex Procuratore generale antimafia Pier Luigi Vigna come "Il più importante testimone di giustizia d'Italia". La sua attività di denuncia della 'ndrangheta e della collusione del sistema politico calabrese da dodici anni costringe lui e la sua famiglia a vivere nel calvario del programma speciale di protezione dei testimoni, senza poter più ritornare nella propria terra, al proprio lavoro o vedere i propri amici.
A fronte di questi sacrifici per la denuncia del sistema criminale in Calabria, la Commissione Centrale del Ministero dell'Interno ha revocato nell'ottobre 2007 la scorta alla famiglia Masciari, disinserendola dal programma di protezione testimoni; questo dopo tre mesi da una precedente comunicazione della stessa Commissione che ribadiva la situazione di estremo pericolo in cui si trovava ancora il nucleo famigliare.
Malgrado il TAR del Lazio abbia stabilito, nel gennaio di quest'anno, che la famiglia Masciari deve ancora essere protetta dallo Stato, ad oggi il Ministero dell'Interno non ha ancora ripristinato la scorta; non c'è stata nemmeno una risposta alle richieste di adempimento alla sentenza presentate dal legale di Masciari al Ministero.
L'associazione "Amici di Pino Masciari" ha dunque lanciato in questi giorni una petizione per chiedere il reinserimento del testimone e della sua famiglia nel programma di protezione; come Giovani Democratici della provincia di Sondrio, intendiamo appoggiare in tutto e per tutto questa iniziativa, e organizzeremo dunque la raccolta firme Sabato 11 aprile, dalle 14 alle 18 a Morbegno, in piazza Sant'Antonio.
Invitiamo tutta la cittadinanza della Valle a prendere parte all'iniziativa; nel frattempo, rinnoviamo la nostra solidarietà alla famiglia Masciari e a tutti coloro che, con la loro testimonianza, mettono a repentaglio le proprie vite per la lotta al sistema mafioso. 

mercoledì 8 aprile 2009

Non Lasciamoli Soli!



Per la raccolta delle adesioni volontari per l'emergenza Abruzzo contattare
il numero 848-888800 messo a disposizione dal Pd.

Per sostenere gli interventi in corso (causale "Terremoto Abruzzo") si
possono inviare offerte a Caritas italiana tramite il conto corrente postale
347013 o tramite Unicredit Banca Roma (Iban IT38 K03002 05206 000401120727).

Offerte sono possibili anche tramite altri canali, tra cui:

Intesa Sanpaolo (filiale di via Aurelia 796, Roma - Iban: IT19 W030 6905
0921 0000 0000 012),

Allianz Bank (filiale di via San Claudio 82, Roma - Iban: IT26 F035 8903
2003 0157 0306 097),

Banca Popolare Etica (filiale di via Parigi 17, Roma - Iban: IT29 U050 1803
2000 0000 0011 113) e CartaSi e Diners telefonando a Caritas Italiana (06
66177001).

E' attivo uno speciale nella home-page del sito partitodemocratico nazionale

Per fare buona politica non c'è bisogno di grandi uomini, ma basta che ci siano persone oneste, che sappiano fare modestamente il loro mestiere. Sono necessarie: la buona fede, la serietà e l'impegno morale. In politica, la sincerità e la coerenza, che a prima vista possono sembrare ingenuità, finiscono alla lunga con l'essere un buon affare.


Piero Calamandrei