La zona alla foce dell’Adda, secondo Nonini, risulterebbe appetibile per molteplici aspetti: «La bassa densità di popolazione, l’abbondante disponibilità d’acqua, essenziale per il funzionamento di una centrale nucleare, l’elevata presenza di linee elettriche ad alta tensione e, non ultimo, la vicinanza di un importante giacimento di uranio, quello della Val Vedello, rendono il Pian di Spagna un luogo a dir poco adatto ad ospitare una centrale e, in cambio di una contropartita allettante, anche l’ultima oasi esistente potrebbe essere svenduta e irrimediabilmente compromessa, in barba ai vincili naturalistici esistenti». Dinanzi all’ipotesi del nucleare, la presidente regionale dei Verdi, Elisabetta Patelli, si è opposta fermamente a progetti in Lombardia chiedendosi, al di là di ogni altra considerazione, dove si possa trovare, in una regione così densamente abitata, un sito adatto ad ospitare una centrale: «Il delta dell’Adda rischia di diventare l’unico sito ad hoc - ribadisce con preoccupazione Nonini - . Rivolgo pertanto un appello accorato a tutti coloro che hanno a cuore l’ambiente e alla stessa Elisabetta Patelli, affinché vigilino il Pian di Spagna».
Tra gli amministratori locali in carica, Lauro Riva, considerata la lunga milizia, è senza dubbio quello che meglio ricorda i fatti del passato, anche in merito alla vasta piana verde prossima alla foce dell’Adda: «Quei terreni, appartenenti all’epoca a piccoli proprietari, negli anni ’60 vennero acquistati dalla Selni, società costituita appositamente da Montedison per realizzare un impianto termoelettrico - di quello, almeno, si parlava - in Alto Lario.
Il progetto non venne poi concretizzato e negli anni ’70 l’intera area, di 300 mila metri quadri, passò a una grossa società immobiliare, LV2, interessata a costruirvi un grande villaggio turistico - ecologico che avrebbe probabilmente fatto la fortuna di Gera e del territorio. Venne redatto il progetto e furono concordate anche le convenzioni: la società si impegnava a cedere la proprietà dei terreni alla comunità montana, garantendosi il diritto di superficie per 99 anni». Anche questo progetto non andò in porto e la proprietà delle aree è rimasta della LV2, che col tempo ha cambiato varie denominazioni.
«A distanza di cinquant’anni curiosamente alla foce dell’Adda si torna a parlare di nucleare - commenta Riva - . Noi siamo svizzeri al rovescio: anche loro fanno referendum, ma non sulle centrali nucleari come abbiamo fatto noi, votando contro e pagando poi a caro prezzo l’energia alla Francia, con le centrali a ridosso dei nostri confini. Chernobyl continua a farci paura, ma in realtà le centrali di nuova generazione sono super-sicure (?????) e darebbero anche lavoro a molte persone (????). Sull’ipotesi di centrale alla foce dell’Adda, tuttavia, nutro anch’io qualche perplessità: siamo all’interno della riserva naturale Pian di Spagna e non occorre essere ambientalisti per ravvisare qualche incompatibilità».
Per ora quindi l’ipotesi non riscuote i favori della gente e gli ambientalisti si stanno muovendo in anticipo, per cercare di arginare possibili sviluppi.
(www.laprovinciadisondrio.it)
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