venerdì 31 ottobre 2008

Considerazioni sul grande incubo

Ciao ragazzi,

dopo varie analisi,osservazioni,appuntamenti mancati fra noi giovani democratici … ho pensato fosse utile scrivere a far nascere un dibattito su diverse tematiche che ho individuato e alle quali ho rivolto maggiormente le mie analisi e le mie attenzioni…
Le tematiche sono:
-Gruppo giovani democratici della provincia di Sondrio (in relazione a cosa possiamo fare,a cosa abbiamo puntato e a varie situazioni che dobbiamo programmare e/o delineare)
-Politica nazionale (in particolare università e relativa legge 133/08,decreto Gelmini , Manifestazione salva l’italia a Roma, scandalo elezione del garante rai e Legge elettorale per l’europarlamento)
-Politica Territoriale(scandalo appalti e situazione della convenzione fra provincia e Trenitalia per agevolazioni agli studenti universitari fuorisede)
-Elezioni americane del 4 Novembre

GIOVANI DEMOCRATICI

Purtroppo a causa dei nostri numerosi impegni e della nostra dislocazione in due differenti città universitarie non siamo ancora riusciti a ritrovarci dopo l’incontro fatto a morbegno post rinvio delle primarie …
Intanto abbiamo creato un blog al quale dobbiamo dare molta più vita … abbiamo creato un google groups che momentaneamente è inoperoso nessuno scrive … abbiamo creato un gruppo su facebook.
Insomma i mezzi operativi per tenerci in contatto,per discutere dei problemi del paese e quindi confrontare le nostre opinioni,per proporre qualcosa,qualche tematica da affrontare nelle riunioni … Per scrivere degli articoli da mandare sui vari giornali per farci conoscere …
Il gruppo giovanile che spero di riuscire a costruire tutti insieme è un gruppo in cui anche senza trovarci proviamo a far emergere le nostre idee via mail o blog … proviamo a dare vita a dei dibattiti politici e socio-culturali...Non un gruppo calendarizzato che si incontri solo ogni tot settimane e basta..!
Alla riunione del 18 a parte il discorso primarie,di cui parleremo da giorno 4 novembre(giorno della riunione del regionale in cu si può capire meglio di queste primarie e dell’organizzazione in se) in avanti, abbiamo parlato anche di quale poteva essere la nostra attività di lancio,la nostra tematica principale sulla quale informarci e tramite dei volantini,dei gazebo, presentarci al pubblico … Tema della carta sconto treno e della convenzione,ormai fantasma, fra provincia e Trenitalia che permetteva delle agevolazioni sui biglietti del treno agli studenti universitari …
Davide ed Io abbiamo preparato un volantino che penso sia girato nelle vostre mail e del quale però non abbiamo più notizie … speravamo in un parere,delle critiche,delle modifiche … ma niente!Nel caso in cui il volantino dovesse andare bene così alla riunione dell’8 novembre ce lo consegniamo e poi nelle settimane proviamo a distribuirlo … e allo stesso tempo è fondamentale scrivere un articolo sulla nostra posizione,sul perché di questo volantinaggio e su quale iter vogliamo seguire per ottenere una risposta dalla provincia(io proporrei un’incontro con i consiglieri provinciali del pd che già hanno fatto diverse mozioni e lettere aperte su questo tema).
Sempre parlando di Giovanile c’è da pensare a programmare e sviluppare una possibile cena tematica che possa svolgersi nel periodo delle feste di dicembre … Una specie di festa dei Giovani Democratici in cui dando un tema di fondo riusciamo a gestire oltre al semplice momento di cena anche delle iniziative interessanti che possano far conoscere il nostro gruppo a realtà e gente che non si avvicinerebbe mai spontaneamente ad un gruppo che trae la sua nascita da un movimento politico …
Ancora parlando di giovanile credo necessaria una struttura di gruppi di lavori!!Chiaramente dopo questo nostro primo periodo di lavoro e assestamento..(che potrà durare fino a gennaio) dovremmo fare dei gruppi di lavoro su varie tematiche( cineforum,scuola di formazione,incontri ed eventi vari,situazione politica territoriale,…) e su vari aspetti organizzativi(rapporto con le associazioni,rapporti con gli enti-amministrazioni locali,rapporto con la stampa)
So di aver tralasciato tante cose ma sul gruppo giovanile questi spunti mi sembrano abbastanza da far partire una discussione…
Fissiamo però la data dell’8 novembre in sede a sondrio così per farla vedere a chi non l’ha ancora vista e per la necessità di farci vedere anche dai senior e far sentire nostra la sede,da vedere sarà l’orario e magari un possibile pranzo insieme molto informale o un’aperitivo a seconda dell’orario di questa riunione…




POLITICA NAZIONALE
Situazione nazionale …. da dove iniziare? Ebbene si di cose ce ne sono tante … purtroppo mi sembra di vivere un incubo da un po di mesi e spero veramente che tutto ciò non sia vero,ma solo il frutto dell’immaginazione degno del più ingegnoso e anche un po masochista degli scrittori…
Non posso credere che la situazione alitalia sia gestita a mo di slogan … che alitalia due mesi fa non aveva carburante,non riusciva a tenersi in piedi da sola e che quindi si doveva vendere subito alla cordata italiana..Ancora peggio non posso credere dunque che oggi alitalia si regga in piedi e non sia fallita visto che la trattativa è ancora in corso … ancora non posso credere che una compagnia come alitalia soltanto la good company sia appetita solo da una fantomatica cordata italiana e da nessun altro..Non posso credere, visto che alitalia è da anni in crisi e anche il debito pubblico, che il capo dell’opposizione(ahimè sembra nel mio incubo che adesso sia al governo) si sai permesso il lusso di minacciare una compagnia che voleva prelevare alitalia prendendo sia good che bad company… prendendo anche i milioni di debiti che non si sarebbe dovuto prendere lo stato italiano e quindi i Cittadini italiani con i loro introiti fiscali… Non voglio credere che nessuno dica niente…
Non posso ancora credere che un ragazzetto della sicilia bene,della sicilia che ha vissuto i periodi delle grandi stragi,si permetta e faccia un lodo che porta il suo nome..Lodo alfano che oltre ad essere incostituzionale (art 3 primo comma della costituzione… uguaglianza formale) fa si che nelle aule di tutti i tribunali italiani si dovrà sostituire la scritta :”la legge è uguale per tutti” con la scritta : “la legge è uguale per tutti meno 4 persone”!!!quattro persone di cui ad oggi due di queste hanno avuto a che fare(secondo la legge indirettamente) con ambienti non così lontani dagli stessi ambienti che hanno eseguito o mandato le stragi … epoca nella quale alfano era uno studente di Giurisprudenza o aveva appena finito di essere uno studente e aveva come idoli quelle grandi figure come Falcone,Borsellino,Dalla Chiesa … Non voglio credere che anche per il Lodo alfano non ci siano stato un conato di vomito generale che parte dal legislatore del ’48 per arrivare al ragazzo delle medie dei giorni nostri che capisce come il suo mondo delle favole e della giustizia è uguale per tutti adesso è cambiato…

Non posso credere che in Italia venga pensata una “norma di discriminazione positiva transitoria” non ho studiato molte leggi, ma finora questa è la migliore come testo… Trattasi della legge sulla separazione delle classi fra italiani ed extracomunitari(mi chiedo se proprio tutti i ragazzini italiani sappiano l’italiano e meritino di stare nella classe A piuttosto che nella classe B e mi chiedo anche se non ci sono dei ragazzi extracomunitari che non sappiano un po l’italiano,come mi chiedo se un ragazzino americano vada nella classe B in mezzo “agli altri” (come definito da un deputato leghista nel bel mezzo di un salotto televisivo)anche se non sa l’italiano… mi chiedo se sono nel 2000 dove vi dovrebbe essere un’idea di mondialità,di globalizzazione,di integrazione che non dovrebbe dar adito a certe leggi… Se dovessi fidarmi della norma della lega non capisco perché loro stessi dicono che è una norma positiva, ma transitoria? Per quale motivo una cosa positiva dovrebbe essere transitoria…? Non voglio credere alla cazzata che esiste una discriminazione positiva…


Non posso credere che un ministro che ha superato il concorso per avvocato nel sud italia,pur avendo studiato a brescia, mi venga a parlare di meritocrazia e mi venga a parlare che i professori del nord siano migliori di quelli del sud… non voglio sapere il criterio di scelta dei ministri dell’attuale governo… Non posso credere che il suddetto ministro abbia fatto un decreto che per un decimo è suo e per l’altro decimo è la proiezione della legge tremonti, che è la legge preliminare alla finanziaria… Non posso credere che la ministra abbia pensato a mettere il maestro unico e rifondato tutti gli orari e il sistema del tempo determinato … infatti non ci credo... non credo che questa sia una riforma della scuola, non credo che dietro ad una ministra del genere ci sia una riforma così ardua e delicata della riforma… credo che la ministra abbia messo il voto in condotta,credo che abbia reintrodotto la divisa scolastica(anche io nella mia scuola elementare l’avevo e non era un grosso trauma), ma non credo che abbia pensato a tutto il sistema del maestro unico,non credo che abbia pensato alla gestione del tempo pieno, non credo che abbia pensato a tutti i possibili risvolti educativi che questa manovra comporti… Credo invece che ancora una volta la finanziaria ha dato i suoi frutti … taglio delle risorse della scuola … TAGLIO … non taglio razionalizzato e soprattutto non tagli alla scuola… Si è deciso di tagliare sulle insegnanti ed ecco il maestro unico al posto che tre…si è deciso di tagliare sulle strutture ed ecco che le classi diventeranno delle classi sovraffollate come aule universitarie e non più come luoghi di crescita educativa per dei bambini … appunto adesso guardando bene che credo che il problema è la legge finanziaria e non quella testa magari capace ,ma non così perfida e diabolica come il disegno di legge ,della gelmini … Non voglio credere che i bambini e la loro educazione sta allo stesso livello del denaro…

Non posso credere che un’economista pensi che sia più utile per l’attivo di un paese tagliare i fondi alle università per varare il decreto salva manager e salva banche … non posso credere che la liberale destra si metta in testa di regolarizzare e influire sul patrimonio delle banche… non posso credere che un paese vada nella direzione opposta dei simili (spagna,francia) in merito ai fondi e risorse universitarie … non posso credere che gli altri paesi raddoppiano gli investimenti e noi dimezziamo… non posso credere che nessuno si accorga che una riforma va fatta, ma va fatta non partendo dalla base… va fatta eliminando le sedi universitarie improduttive,va fatta eliminando i corsi obsoleti(corso in lingua berbera per esempio,mi chiedo a cosa serva),va fatta facendo un ampio turn over non bloccando il turn over, va fatta mettendo delle regole sulle parentele, va fatta dando una dignità ai ricercatori, va Fatta pensando a distribuire più fondi a chi fa di più e meno fondi a chi fa di meno, Va fatto usando una buona volta in questo paese un metodo di meritocrazia!!!Non posso credere che lo stesso governo che prima vuole tenere sotto la sua protezione le banche dà la possibilità alle università a diventare fondazioni private… Non posso credere che nella mia nuova università privata io dovrò studiare certe leggi e non potrò approfondire il contenuto di altre leggi solo perché il proprietario non vuole che certe leggi si studino … Non posso credere che la famiglie che potranno garantire l’università ai propri figli diminuiranno a cause di rate “bocconiane” … Non posso credere che migliaia di studenti manifestano e il governo se ne frega… non posso credere che “l’Italia è una repubblica democratica” quando la democrazia sta nel confronto con persone che sono la base che tu vai a colpire e non i comunisti o i pinco pallino di turno … Non posso credere che alcuni ragazzi non hanno capito niente di cos’è una manifestazione o cos’è una protesta … Non posso credere che ci sono alcuni ragazzi che pensano di vivere un nuovo ’68(del ’68 sono rimasti soltanto quei coglioni di fasci stelli che mettono zizzania e si infiltrano nelle proteste facendo casino)… Non posso credere che alcuni ragazzi che occupavano a torino,roma e altre università non sapevo cos’era la legge e per quale motivo occupavano … Non è posso credere che c’è gente che usa la bandiera rossa e l’essere “di sinistra” soltanto per fumarsi il cannone o manifestare contro un qualcosa indeterminato e poi al primo poliziotto gridare e sbraitare ( quando ti rubano la macchina da chi vai a fare la denuncia?e li sbraiti e gridi?!non perché 1000 poliziotti sono dei piccoli fascisti,tu devi urlare contro tutto il movimento) … non posso credere allo stesso modo che alcuni poliziotti a roma davano del tu ai fascisti di piazza navona… Non posso credere che in un paese così assurdo ci siano così tanti ragazzi che vadano a manifestare… non posso credere che finalmente anche i ragazzi vogliono e parlano di se stessi e del loro futuro, ragazzi che tante volte sono stati impegnati a fregarsene della realtà intorno… Non voglio credere che in un paese democratico il governo non ascolti la piazza, varando una delle finanziarie più assurde, irrazionali e senza prospettive mai fatte al mondo…

Non posso credere che per eleggere degli organi istituzionali come un giudice della corte costituzionale ci vogliano degli anni e accordi fra maggioranza e opposizione … Non posso credere che dopo 30 sedute non si sia eletto il presidente della commissione di vigilanza rai … Non posso credere che il governo voglia andare contro la prassi e voglia non solo fare le regole ma controllare anche se le regole fatte da se stesso sono giuste … non voglio credere che ci si metterà ancora molto per avere Orlando presidente della commissione…

Non posso credere che si voglia riformare la legge elettorale per l’europarlamento mettendo uno sbarramento così alto ( 5 %) che dia rappresentanza a 2 forse 4 partiti italiani… Non posso credere che lo slogan di Totò: “Vot’ antonio” non si possa più applicare… adesso si vota la lista che la segreteria di partito e quindi 4 persone decidono con criteri più o meno legittimi chi far eleggere e chi no… Non posso credere che neanche qua non esiste la meritocrazia… Non voglio credere che la vox populi si possa annullare così facilmente…

Voglio credere al sogno di una manifestazione a roma con 2 milioni di Democratici che voglio essere antifascisti… Voglio credere che 2 milioni di Democratici siano andati a roma con delle proposte oltre alle proteste…Voglio credere che quei 2 milioni di Democratici abbiano reso la leadership di partito più forte…Voglio credere che quei 2 milioni di Democratici abbiano cancellato quei tristi giochi di bandiere dove uno è più rosso dell’altro,dove uno è più cattolico dell’altro,dove uno ha più esperienza di un altro… Voglio credere che quei 2 milioni di Democratici abbiano fatto capire ai dinosauri che devono andare via lasciare la poltroncina e dare ai giovani a quelli che hanno passione e motivazione la possibilità di emergere di fare davvero nuova la politica…



POLITICA TERRITORIALE
Qua sarò veramente breve in quanto c’è la sollecitazione ad analizzare lo scandalo appalti e a far sapere e informare un po sulla situazione e sulle prese di posizione delle varie persone,dei vari partiti e dei vari enti…
Purtroppo anche io sono disinformato e sto cercando di reperire fonti … C’è solo il terribile terrore che tutto ciò vada cestinato dal popolo e cada nel dimenticatoio!Questo è evitabile solo mobilitandoci,solo se ci informiamo ed informiamo solo prendendo delle posizioni chiare e decise..
Per quanto riguarda ancora il territorio vi è la situazione mobilità studentesca che è un tema che stiamo studiando e su cui ci stiamo organizzando per fare informazione!Inoltre è un tema forte anche del pd della regione lombardia che come tema portante in questo periodo ha La mobilità…
Per quanto riguarda noi giovani sul territorio … penso che potremmo dare una grande mano nelle amministrazioni locali con il nostro entusiasmo e bacino di idee soprattutto verso i giovani…
Per questo c’è da verificare l’apertura e l’invito della lista civica di morbegno…


Elezioni Americane
4 novembre e 5 saranno delle date importanti su diversi frangenti…in quanto l’elezione americane saranno un grande evento sia a livello politico interno,sia internazionale ma soprattutto ad oggi a livello finanziario..
Per questi motivi ha così tanta importanza … Spero in una grande ventata d’aria fresca e in Obama… Spero nel cambiamento e come dicono un po tutti spero che questo cambiamento si possa fare …


Yes, we can

Ciao Giuseppe

giovedì 30 ottobre 2008

IL funerale dell'Università

Fonte Aldo Schiavone - La Repubblica
L´inasprirsi dello scontro sulla scuola � in Parlamento e nelle nostre città � è una pessima notizia per il Paese. Un´Italia preoccupata, abbuiata e stanca, sull´orlo di una pericolosa recessione (ma Tremonti ieri ha appena detto che ci aspetta qualcosa di ancora peggiore), avrebbe bisogno d´altro che di un´inutile prova di forza. Stia attento il presidente del Consiglio, e non sottovaluti l´iniziativa del Pd di chiedere un referendum. Le opinioni cambiano, l´inquietudine è forte, e ci vuol poco a finire in un vicolo cieco.Quanto all´Università, siamo di fronte - e già da mesi - all´annuncio di una morte. Avverrà fra l´inverno e la primavera del 2010. Se i provvedimenti assunti da questo governo non verranno modificati, in quell´arco di tempo gli Atenei si vedranno trasferiti dallo Stato circa 600 milioni di euro in meno, rispetto alle già magre quantità attuali: su un budget complessivo, cioè, che non arriva a sette miliardi. Tenuto conto della composizione della spesa - con la grandissima parte dei fondi statali destinati alla retribuzione del personale, docente e tecnico amministrativo - si tratta di una riduzione assolutamente insostenibile.Una specie di devastante bomba a orologeria, innescata non in conseguenza della crisi dei mercati finanziari, ma già da prima e a freddo, con l´unico effetto di creare un´ennesima e gravissima emergenza, un altro stato d´eccezione scaraventato sulle famiglie italiane - soprattutto sulle giovani generazioni, il cui futuro si mette così a rischio in modo irresponsabile. Le Università - almeno una forte maggioranza - dovranno dichiarare lo stato d´insolvenza, e probabilmente non saranno più nemmeno capaci di pagare gli stipendi. Secondo quanto prescrive la legge, verranno commissariate dal ministero. Per farne che? Chiuse, vendute ai privati, una volta scorporati i loro debiti, come Alitalia? Non si sa. L´unica certezza è questa: che dopo non esisterebbe più, e di colpo, un sistema universitario italiano in grado di funzionare. Per un Paese moderno, sarebbe l´apocalisse. È possibile che qualcuno la voglia davvero? E cosa accadrebbe, poi? L´Università italiana è attraversata da distorsioni non superficiali, sulle quali si avventa da tempo un qualunquismo scandalistico e trasversale, di destra e di sinistra. La radiografia di questi mali è una registrazione impietosa di quasi tutte le ombre della nostra storia repubblicana: dalla miopia e dal provincialismo di una parte cospicua delle classi dirigenti, a una cultura sindacale che, quando è uscita dalle fabbriche per entrare nel pubblico impiego, ha finito con l´assumere quasi sempre un ruolo conservatore, schierato a difesa di piccole nicchie di privilegio. E vi sono, poi, certo, responsabilità più dirette che riguardano il comportamento del ceto accademico. Ne rispondiamo.E in particolare, resta il fatto che abbiamo usato generalmente in maniera deludente e corporativa uno strumento prezioso: l´autonomia degli Atenei, voluta dal più grande ministro dell´università che l´Italia abbia avuto nel dopoguerra - l´indimenticabile Antonio Ruberti. Ma siamo però riusciti a costruire negli ultimi decenni - pur partendo in grave ritardo - un´università di massa le cui performances complessive sono fra le prime del mondo (come rivelano bene gli dati del QS World University Rankings, la cui lettura consiglio a tanti critici improvvisati): con laureati che non temono confronti rispetto alla media europea e americana. E con docenti che girano ancora a testa alta da Parigi a Los Angeles. Immaginare adesso che tagli di bilancio della dimensione prevista siano una specie di resa dei conti, o una sorta di abnorme espiazione per gli errori commessi, non ha alcun senso istituzionale né politico: perché non siamo innanzi a una terapia, anche estrema, ma solo a una indiscriminata decimazione di massa, che si ripercuoterebbe innanzitutto su giovani senza colpa alcuna - quegli stessi che oggi stanno prendendo coscienza della loro condizione, e che forse la sanno già più lunga di quel che noi si pensi.La prima cosa è dunque battersi per scongiurare questa assurda minaccia: che il 2010 non sia la data di una morte premeditata, e che l´intero sistema universitario italiano possa attraversarlo indenne. Il ministro si impegni in questo senso di fronte al Paese. E insieme, le Università avviino un´autoriforma limpida e coraggiosa dei propri comportamenti e dei propri profili istituzionali. Per cominciare: riduzione drastica dei corsi di laurea, con un rapporto equilibrato fra lauree triennali e magistrali. Riduzione non meno severa del numero delle materie insegnate e degli esami da sostenere in ciascun corso.E poi ancora, riduzione delle sedi distaccate, la cui apertura indiscriminata si è spesso rivelata un´operazione soltanto clientelare, e revisione dei meccanismi di governance, per garantire esiti più trasparenti e con più ricambio. E infine autovalutazione, per individuare all´interno di ciascuna Università i punti di maggior forza qualitativa dal punto di vista della didattica e della ricerca. Risorse aggiuntive potranno essere conferite agli Atenei solo di fronte a risultati importanti raggiunti nelle direzioni indicate. Insomma, fondi in cambio di autoriforma.Sono convinto da tempo che, per quanto sia stata in genere male usata, l´autonomia universitaria resti un bene da difendere strenuamente, e che in questo campo lo Stato meno intervenga meglio è. Ma su alcuni pochi punti occorrerebbero provvedimenti tempestivi: il reclutamento della docenza; l´accesso dei giovani alla ricerca, con nuove regole per i dottorati; un sistema efficiente di valutazione per misurare il lavoro svolto da ogni università. Che il ministro (sinora silenzioso su questi temi) faccia la sua parte: ascolti, valuti, scelga; e poi, si presenti in Parlamento. È così che funziona la democrazia.

No ai tagli! No alla legge 133/08.




Centinaia di cortei hanno anche oggi invaso tutt'Italia.. Piazza Duomo gremita, Roma pienissima, Bologna idem anche a Lipari, nelle Eolie, 350 studenti delle scuole isolane sono scesi in piazza per lo sciopero della scuola indetto dai sindacati. Sosteniamo convintamente il referendum per l'abrogazione della legge..

domenica 26 ottobre 2008

"Noi al Circo Massimo, voi massimo al circo" :-)!



"Ogni tempo ha il suo fascismo. A questo si arriva in molti modi, non solo col terrore e l'intimidazione poliziesca, ma anche distorcendo l'informazione, inquinando la giustizia, diffondendo la nostalgia per un mondo in cui regnava sovrano l'ordine. " Primo Levi, 1974
Ecco cosa recita la striscia rossa dell'Unità (mini, ma sempre grande) di oggi. E subito dopo il titolo: "SI RIPARTE". Si riparte da un Circo Massimo stracolmo di persone, che mai nessun partito aveva riempito. Si riparte dalle vie di Roma, dalle bande e dai canti, dalle note di Bella Ciao e dell'inno italiano. Si riparte dagli striscioni e dalle bandiere. Si riparte da una festa, da una grande manifestazione di popolo. Le cose cambieranno. Veltroni inizia il suo discorso ricordando Vittorio Foa "Perché l’Italia non dimentica, non potrà mai dimenticare quanti hanno sofferto, quanti hanno dato la vita per la sua libertà. L’Italia, signor Presidente del Consiglio, è un Paese antifascista." Parla per quasi un'ora. "L’Italia è un Paese migliore della destra che la governa. Moltiplicano l’ingiustizia in un Paese ingiusto. Scelgono l’immobilismo in un Paese fermo. Alimentano l’odio in un Paese diviso.Cavalcano la paura in un Paese spaventato. Ma l’Italia, nonostante tutto, resta migliore. Stanno facendo dell’Italia un deserto di valori e la chiamano sicurezza. Stanno cercando di creare un pensiero unico e lo chiamano gradimento, consenso. Stanno calpestando principi e regole della vita democratica e la chiamano decisione. Ma l’Italia, nonostante tutto, resta migliore. C’è l’Italia delle 250 mila persone che con una firma si sono strette attorno ad un ragazzo di ventotto anni che rischia ogni giorno la vita e che continua a combattere contro la camorra con le sole armi che possiede e vuole usare: la passione civile, il coraggio delle idee e la straordinaria forza della scrittura, che arriva lì dove la violenza e la stupidità di uomini che non valgono nulla non arriveranno mai. A Roberto Saviano va il grazie di tutti noi che oggi siamo qui in questa piazza." Milioni di persone con una sola bandiera, quella del pd, applaudono, sventolano, gridano, una ragazza piange di commozione. E' bellissimo: già , perchè sembra proprio che tutta questa gente abbia deciso di ritornare a farsi sentire, di tirare fuori la voce, di ricominciare a lottare per un paese migliore. Spero tanto che dopo questa botta di vita, arrivata dopo alcuni mesi di torpore e sonnolenza, il partito democratico parta in quinta. Siamo in tanti che abbiamo voglia di impegnarci in prima persona, ma per farlo abbiamo bisogno di messaggi coraggiosi e determinati. Quello che è successo a Roma deve essere la spinta per iniziare a lavorare sui contenuti, per far capire a tutti cosa abbiamo da dire, un progetto politico alternativo, di proposte reali e concrete, con parole chiare e decise.

ciao giuseppe...(pezzo preso dal blog di gdlecco)

martedì 21 ottobre 2008

Addio a Vittorio Foa

Una lezione di generosità

di GIORGIO BOCCA

Quando sento parlare di buoni maestri penso subito a Vittorio Foa, il migliore e il più presente negli anni dei miei buoni maestri. L'ho conosciuto leggendolo nel gennaio del '44, appena arrivato nelle Langhe dalla Val Maira con la anabasi partigiana dalla montagna alle colline del vino. Una staffetta ci portò da Torino l'ultimo quaderno di Giustizia e Libertà. Aveva la copertina rossa e in nero la spada di Giustizia e Libertà. Era un articolo sulle alleanze orizzontali necessarie alla Resistenza, le alleanze ostiche alla nostra formazione elitaria, dei pochi ma buoni. Quella lezione di intelligenza e di modestia ci arrivò nel momento giusto, della euforia combattentistica e della superbia. Un quadro lucido della situazione, un richiamo alla realtà. Lo stesso modo di vedere il mondo, senza retorica ma senza rassegnazione degli altri maestri del liberal socialismo, da Gobetti a Bobbio, dai Galante Garrone ai Rosselli, dai Valiani ai Parri. Vittorio Foa ci è stato maestro di generosità e di fedeltà intellettuale, di antifascismo solidale e intransigente, il necessario ma sempre legato alla ragione. Ho avuto come compagni di viaggio nella politica e nella cultura due intellettuali di stampo giellista: Paolo Spriano e Vittorio Foa. Il primo era diventato lo storico del Partito comunista, il secondo il dirigente della Cgil legata al Partito comunista. Li ho seguiti per anni nella burrascosa vicenda delle fazioni e delle passioni politiche e la mia stima in loro è durata e cresciuta per la loro fedeltà alla ragione, per la capacità rara di restarle fedeli se occorreva con "l'astuzia dell'intelligenza".


La prova migliore di Spriano fu la storia del Partito comunista dove tutto ciò che si doveva sapere fu indicato anche se non gridato e per Vittorio la visita del sindacato all'Unione Sovietica e la relazione critica che ne seguì, precisa anche se non gridata. Ciò che faceva di Vittorio una persona amata da tutti coloro che lo conoscevano era la sua curiosità disinteressata, la sua fedeltà a una ragione ragionevole. Nonostante la galera fascista e le faziosità di cui soffrì anche l'antifascismo non rinunciò mai a cercar di capire i diversi, non sacrificò i sentimenti e l'ironia al disprezzo e alla condanna. Fu sempre un amico, un padre, un compagno comprensivo. Mi incantarono i suoi ultimi libri, specie i ricordi di montagna, così come mi aveva colpito il suo saggio sul quaderno di GL, il suo saper restare uno che sa ridere, come quando della politica giovanile ricordava il fastidio di sua madre per quelle montagne di Courmayeur piene di neve e di antifascisti. Vittorio e la sua famiglia passavano le vacanze a La Salle in Valle d'Aosta. Vittorio non era più in grado di camminare ma si faceva portare in auto fino al Piccolo San Bernardo per le montagne in cui aveva camminato da ragazzo e che ricordava tutte perfettamente per nome. Anche quello un modo del suo essere fedelmente affettuoso.

lunedì 20 ottobre 2008

Lettera aperta al presidente dell'amm. proviniciale di sondrio

Questa è una lettera scritta dai consiglieri provinicali del PD...
In relazione alla nostra campagna d'informazione sulla carta sconto treno e sulla mobilità degli studenti, mi sembra una lettera molto interessante...



Egregio sig. Presidente,
come ricorderà, allo scopo di consentire agli studenti della provincia di Sondrio una riduzione del costo sul trasporto ferroviario per recarsi nelle sedi universitarie lombarde, l’Amministrazione Provinciale aveva sottoscritto nel settembre del 2007 una nuova Convenzione con Trenitalia spa, per il periodo 1-10-2007 / 30-09-2010, che, oltre ad essere più onerosa per l’Amministrazione Provinciale, prevedeva uno sconto sul costo dell’abbonamento annuale, anziché, come nella precedente Convenzione, sul costo del biglietto di corsa semplice.
Questo cambiamento del criterio di erogazione dell’agevolazione ha comportato, come peraltro era prevedibile, una drastica riduzione degli studenti che hanno potuto beneficiarne per cui la Provincia, nel gennaio di quest’anno, ha revocato la nuova Convenzione stipulata con Trenitalia, senza, però, adottare una soluzione alternativa più rispondente ai bisogni degli studenti di Valtellina e Valchiavenna.
Venuto a conoscenza del problema, il Gruppo Consigliare del Partito Democratico in Regione Lombardia, nel dicembre dello scorso anno, ha chiesto per iscritto al Presidente Formigoni di prevedere nel Contratto di Servizio che la Regione Lombardia si accingeva a stipulare (ma che non ha ancora stipulato) con Trenitalia, un’agevolazione per gli studenti di quei territori che, come quello della provincia di Sondrio, si trovano in una situazione di svantaggio rispetto a quelli più prossimi alle sedi universitarie lombarde; agevolazione che dovrebbe consistere in uno sconto sui biglietti di corsa semplice e non su gli abbonamenti annuali.
In data 15 febbraio 2008 il Consiglio Provinciale ha approvato all’unanimità una Mozione presentata dal Gruppo consiliare del Partito Democratico con la quale “si impegnava il Presidente e la Giunta a sostenere la proposta fatta dal gruppo consigliare del Partito Democratico in Regione Lombardia chiedendo al Presidente Formigoni di farsi carico di questo problema nella discussione del prossimo Contratto di Servizio da sottoscrivere con Trenitalia”. In quell’occasione abbiamo apprezzato la posizione e il voto favorevole espresso sulla Mozione da parte dei gruppi di maggioranza; voto che, verosimilmente, ha riconosciuto la bontà della proposta, la quale aveva l’unico scopo di trovare una soluzione che andasse incontro alle effettive esigenze degli studenti universitari della provincia di Sondrio
Dobbiamo constatare con disappunto che a tutt’oggi il Presidente Formigoni non ha ancora dato risposta all’Interrogazione del Gruppo Consigliare Regionale del PD, nonostante che la stessa fosse stata supportata, anche nel merito, dal voto unanime del Consiglio Provinciale. Ciò premesso, Le chiediamo di sollecitare il Presidente Formigoni o l’Assessore competente a rispondere alla richiesta presentata e di appoggiarla nel merito, considerato che proprio in questi giorni è in discussione il rinnovo del Contratto di Servizio tra Trenitalia e la Regione Lombardia.
Siamo tutti consapevoli dell’importanza di supportare le famiglie valtelllinesi e valchiavennasche che, a differenza di quelle residenti in altre provincie lombarde, devono sostenere costi maggiori (affitto, vitto e trasporto) per gli studi universitari dei propri figli.

No alle Mafie


I GIOVANI DEMOCRATICI
DELLA PROVINCIA DI SONDRIO
SONO CON ROBERTO SAVIANO!




CONTRO TUTTE LE MAFIE!




domenica 19 ottobre 2008

L'angolo del giornalaio

il titolo è tristissimo...
avevo pensato che in questo post e con i relativi commenti si potessero mettere degli articoli di giornali delle grandi testate nazionali...
Articoli che possano suscitare un po di curiosità,dibattito e che possano essere da linea guida per le nostre considerazioni sociologiche,politiche,economiche...
Io per questa domenica inizio proponendo l'editoriale di Scalfari:
http://www.repubblica.it/2008/04/sezioni/politica/scalfari-fondi-2/scalfari-19-ottobre/scalfari-19-ottobre.html
evito di postare tutto il testo, ma posto solo il link...
Ciao Giuseppe


22-10

posto il link di una serie di posizioni del governo,dell'opposizione per quanto riguarda le occupazioni e tutte le manifestazioni contro la 133/2008 oppure la riforma gelmini o ancora legge tremonti...
http://www.repubblica.it/2008/10/sezioni/scuola_e_universita/servizi/scuola-2009-2/parla-premier/parla-premier.html

Eccoci..

Ciao ragazzi..

Finalmente anche i giovani democratici di Sondrio hanno il loro blog!
E' stato pubblicato il manifesto fondativo come primo post..
Il volantino per l'iniziativa sulla carta sconto è quasi pronto.. Poi lo pubblicherò anche qui..

a presto!

Davide

Manifesto Fondativo





Il Manifesto fondativo dei Giovani Democratici

Pensare l'Europa, modernizzare l'Italia, vivere il mondo

Manifesto Fondativo dei Giovani democratici

Roma 6 settembre 2008

Il fine più chiaro è di inserirci nella vita politica del nostro paese, di migliorarvi i costumi e le idee, intendendone i segreti: ma non pensiamo di raggiungerlo con un' opera di pedagogisti e di predicatori: la nostra capacità di educare si esperimenta realisticamente in noi stessi; educando noi, avremo educato gli altri.
P.Gobetti, La rivoluzione liberale


Per un nuovo “umanesimo” Europeo

Il sistema economico e ambientale del pianeta è da decenni caratterizzato da continui e repentini processi di trasformazione.
Il superamento dello Stato-Nazione come esclusivo titolare della sovranità, l’ampliarsi della cifra di interdipendenza globale, l’accentuazione della competizione fra sistemi e macroaree territoriali, lo sviluppo e la diffusione delle nuove tecnologie dell’informazione, sono i tratti distintivi dell’odierno “spazio globale”.
La frattura dell’alleanza tra Stato Mercato e Democrazia - e quindi tra politica ed economia - che aveva caratterizzato il progetto di prima modernità, pone allo schieramento riformista del XXI secolo nuove domande di libertà e di giustizia sociale. Un inedito ordine del mondo che necessita di più politica e che, invece, registra la sempre maggiore difficoltà da parte di essa di porsi all’altezza del livello attuale dello sviluppo delle forze produttive, della circolazione e dei consumi ovvero, la sempre maggiore distanza progettuale fra una economia cosmopolita e globale e una politica nazionale (o peggio) regionale, micro-territoriale e localistica.
La guerra al terrorismo, a otto anni dalla sua dichiarazione, ha prodotto qualche effimero successo e numerose tragedie.
La destabilizzazione di un’area del pianeta che va da Marrachech a Jakarta, i sanguinosi pantani di Afghanistan e Iraq sino al mai risolto dramma israelo-palestinese, mostrano con tutta evidenza il fallimento della strategia del solo hard power e la necessità di un rinnovato impegno nella politica del dialogo.
Sul versante europeo l’Unione vive forse la crisi più grave della sua storia. Compressa tra le aspirazioni neo-isolazioniste di alcuni paesi membri e l’incapacità di mostrarsi compiutamente attore globale, paga dazio alla crisi economica e rischia di arenarsi come progetto culturale, prima che economico. Ad est, nuove e pericolose tensioni attraversano quello che fu il blocco sovietico e rischiano di innescare una nuova devastante corsa agli armamenti mentre, ad oriente, un nuovo continente cresce a ritmo triplo rispetto al resto del mondo e si appresta a costruire dopo cinquecento anni un nuovo impero.
Lo stato climatico del nostro pianeta ci pone di fronte all’ipotesi non più remota di scenari molto vicini ad una catastrofe ambientale senza ritorno.
Abbiamo il dovere di lasciare alle future generazioni un mondo ancora vivibile, e se possibile più vivibile del nostro: affrancato dalla dipendenza dal petrolio e dai combustibili fossili; in quanto basato su un’organizzazione energetica razionalizzata e imperniata sulla diffusione capillare, a rete, delle fonti rinnovabili; affrancato dall’ideologia della crescita illimitata dei consumi, che ha come rovescio l’emergenza rifiuti, per la gran parte non riciclati né smaltiti. Esiste, “il 50 per cento delle probabilità che le future generazioni non vedano l’inizio del nuovo secolo”.
Le nuove generazioni hanno il dovere di puntare sulla dimensione ambientale come volano di sviluppo per fare delle caratteristiche naturali di un paese, della bellezza dei territori, della qualità nel settore agroalimentare, delle aree protette un punto di forza della sua economia.
Investire risorse nell’ambiente significa credere nell’innovazione, dare attuazione a nuove tecnologie a sempre minor impatto, diffondere un’idea di progresso che possa vedere attori tutte le parti sociali e i cittadini di ogni livello socio-economico e culturale.
Quella energetica, è una sfida tutta aperta e tutta da vincere, che le giovani generazioni nella loro naturale spinta al cambiamento, non possono non affrontare.
La globalizzazione con il movimento sempre più rapido delle merci, dei capitali e dei saperi, sta sviluppando con progressiva intensità consistenti flussi migratori di persone – in qualche modo simmetrici agli imponenti fenomeni di delocalizzazione dell’industria - in cerca di lavoro o semplicemente di una speranza di vita migliore.
Ciò che pone a sua volta inedite esigenze di cittadinanza, integrazione e partecipazione democratica a livello globale e locale.
Tutto questo, riassumibile con l’immagine di nuove e poderose masse umane che si affacciano sulla soglia della storia e del progresso, impone una riflessione generale e seria sul futuro del pianeta, sulla sostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, ma anche sulla natura stessa e sulla qualità e il valore della democrazia occidentale.
A tali dinamiche “strutturali” si aggiunge un processo imponente di mutazione globale delle identità e delle culture.
I singoli individui e le comunità sono infatti oggi immersi in un flusso comunicativo continuo, in cui si muovono costantemente come “attori” passivi e attivi di un complesso sistema mediatico, veicolo delle visioni del mondo e talvolta di bisogni indotti, che ha marginalizzato i tradizionali vettori di conoscenza e formazione di “senso comune”: i giornali, i libri, ma addirittura anche l’educazione familiare, sociale e scolastica.
Nella cosiddetta “società dello spettacolo” la maggior parte di noi è esposto a continue sollecitazioni fin dalla più giovane età, quando ancora i personali strumenti cognitivi e interpretativi sono in via di costruzione, ponendo inediti compiti per la famiglia, per le tradizionali politiche scolastiche, e per nuove politiche di formazione lungo tutto l’arco della vita a contrasto dell’analfabetismo recidivo e di ritorno.
La posta in gioco è la competenza critica dei cittadini, garanti ultimi di un corretto funzionamento della democrazia.
Per la complessità e la delicatezza di questi scenari è necessario potenziare e costruire, sin dentro le opinioni pubbliche euro-atlantiche, il consenso sul ruolo dei soggetti pubblici sopranazionali.
Il progetto politico e costituzionale dell’Unione Europea è la priorità politica e culturale degli innovatori del XXI secolo.
Nel solco della nuova Europa, seminato a Lisbona, dovrà crescere ed affermarsi una intera generazione di italiani. È nello spirito dell’Europa, infatti, nelle sue ragioni e nei suoi valori, che risiedono gran parte delle ragioni dell’impegno politico delle ragazze e dei ragazzi italiani; quella generazione che, a partire dalla specificità dell’esperienza dei soggiorni di studio Erasmus, dimostra di essere quella più direttamente coinvolta dall’incidenza della prospettiva comunitaria nella formazione di un idem sentire e di una comunanza di valori tra i popoli d’Europa: la pace giusta come costante esercizio politico fra i conflitti, il rispetto dei diritti umani e civili, la libertà di circolazione di idee e persone, il mercato concepito come uno spazio di libertà e di intrapresa a cui presidiano regole certe e salde, il lavoro come tratto fondamentale della cittadinanza e perciò in grado di liberarsi dalle tante forme di precarietà, la sussidiarietà verticale e orizzontale rispettosa della libera iniziativa e dell’aspirazione delle comunità locali all’autogoverno, l’euro e la sua forza di moneta globale.
La nostra è la generazione del multilateralismo, del dialogo tra i popoli e le religioni, della corrispondenza tra la costruzione della pace e la realizzazione della giustizia.
Per questo le straordinarie mobilitazioni per la pace e per una globalizzazione più giusta, hanno segnato il momento di prima socializzazione politica di migliaia di giovani italiani. Anche da quella forza e da quell’entusiasmo è necessario trarre continuo alimento per la futura vita di una grande organizzazione progressista.

Per una nuova e diversa idea della modernizzazione nazionale

I problemi dei giovani italiani sono quelli di un intero paese che deve imparare a tornare a guardare con maggiore fiducia al futuro.
Le incognite con le quali essi si confrontano, sono quelle della transizione a una prospettiva di sviluppo fondata sul principio di qualità e di apertura, che possa coniugare maggiori possibilità di mobilità con un’ampia gamma di opportunità e di tutela e renda possibile l’avvio e il perseguimento, per ciascuno, di un autonomo cammino familiare e professionale.
La questione generazionale in Italia non può essere declinata solo su basi vertenziali. Essa è, infatti, oggi più che mai questione che riguarda la sostenibilità di un equilibrio politico, economico, sociale.
La democrazia italiana, sbocciata dalle macerie della dittatura fascista, si avviò dal primo dopoguerra e per oltre un quarto di secolo, su di un sentiero di sviluppo sostenuto, recuperando in poco tempo una parte importante del ritardo che la divideva dai paesi con più elevati livelli di benessere economico.
Lo sviluppo, pur connotato da tensioni sociali e conflitti distributivi, beneficiò di diversi fattori, endogeni ed esogeni, che consentirono di conseguire fortissimi guadagni in termini di produttività del sistema economico e di conseguenza, un innalzamento complessivo della qualità della vita e della diffusione della ricchezza.
La crescita dell’economia, di durata e intensità del tutto nuove per il nostro paese, fu accompagnata da un innalzamento progressivo del livello d’istruzione della popolazione, che combinato efficacemente con lo stato delle conoscenze tecnologiche, determinò l’inclusione di nuove forze lavoratrici e contribuì alla modernizzazione della società, consentendo la tenuta della democrazia anche nei momenti in cui più forte e violento si levò dalla follia terrorista l’attacco al cuore dello Stato.

Istruzione

Dai primi anni Novanta, la semplificazione della mobilità di beni e capitali finanziari, l’avvento delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, le biotecnologie, le tecnologie dei materiali sottili, sono intervenute a mutare radicalmente le caratteristiche dello sviluppo economico a livello globale. Esse disegnano nuove gerarchie, rivoluzionano i processi produttivi, modificano in modo sostanziale - soprattutto nei paesi avanzati - le caratteristiche dell’input di lavoro domandato dalle imprese, la struttura dei consumi, la tipologia e il contenuto tecnologico delle produzioni.
Tali trasformazioni hanno gradualmente reso determinante la capacità di un paese di accrescere e migliorare continuamente il livello di istruzione della sua popolazione.
Questo motore della crescita civile ed economica riveste una capitale rilevanza nelle fasi di progresso tecnico come quello odierno; l’acquisizione di un livello avanzato di conoscenze è, infatti, condizione essenziale perché un sistema possa innovarsi adattando le sue strutture produttive al nuovo paradigma tecnologico; ma i benefici derivanti dall’innalzamento complessivo del tasso d’istruzione non possono misurarsi con soli parametri econometrici.
Il “capitale sociale” - definito come l’insieme delle istituzioni, delle norme sociali di fiducia e reciprocità nelle reti di relazioni formali e informali che favoriscono l’azione collettiva e costituiscono una risorsa per la creazione di benessere - è uno straordinario fattore di sviluppo sociale prima che economico.
L’istruzione allenta i vincoli economici e culturali che legano gli individui al proprio ambiente di origine, costituisce il principale strumento di liberazione dall’eredità familiare o geografica in capo alla nascita, aumenta democraticamente le probabilità che i più capaci e meritevoli accedano a funzioni di governo o della pubblica amministrazione, dell’impresa e della politica.
La conoscenza è un bene comune non mercificabile, ed è la base della cittadinanza democratica.
Implementarne lo spazio, la qualità, il perimetro è il compito dei modernizzatori del nuovo secolo.
Il diritto di accesso ad essa, la libertà di scelta tra le offerte formative, l’abolizione di qualunque barriera formale e sostanziale che possa limitare il libero sviluppo della capacità umane, critiche e sociali di ciascun giovane del nostro Paese è l’obiettivo primario che un’organizzazione giovanile è chiamata a promuovere. E’ necessario andare oltre la migliore sintesi fra i diversi sistemi d’istruzione europei che, sin dall’inizio del Processo di Bologna del ’99, hanno affrontato i temi della conoscenza. Per garantire un alto profilo individuale e la mobilità studentesca oggi è prioritario non pensare soltanto all’uniformità dei sistemi di formazione, ma aver chiaro che la vera sfida sia garantire la possibilità a ciascuno di esprimere le proprie capacità senza doversi scontrare con le differenti legislazioni europee sul tema dell’accesso.
Le politiche di formazione devono, in definitiva, mirare ad una cultura diffusa che promuova una crescita educativa integrale di cittadini attivi e responsabili, facendo leva sull’unità profonda tra sapere e saper fare, intelligenza umana e acquisizione di competenze: così da dare a tutti una piena autonomia di movimento nella complessità della società sapendo controllare se stessi in rapporto agli altri e alla pluralità dei linguaggi contemporanei.

Innovazione

L’Italia è un paese che complessivamente genera e produce poca innovazione; ma l’innovazione è stimolata ed alimentata da un’organizzazione sociale ad essa preesistente.
Il livello d’istruzione, la facilità di circolazione delle conoscenze, una fiscalità di favore per gli investimenti innovativi, una politica scolastica attenta ai talenti, una meritocrazia diffusa e riconosciuta, una maggiore libertà nelle relazioni interpersonali, un welfare che offra protezione “nel lavoro” e non solo “del posto” di lavoro, sono le condizioni preliminari perché una società generi e ne alimenti la fiamma.
Le tare del sistema Italia si riproducono oramai da anni e si annidano nell’economia, nella struttura sociale e nei meccanismi della governance.
Il made in Italy, quell’alchimia di artigianato e creatività che per anni ha fatto la fortuna del paese, rischia in assenza di avvedute politiche innovative, di trasformarsi in pochi anni da fiore all’occhiello di un’economia dinamica e creativa a fattore determinante dell’espulsione dell’Italia dal ciclo tecnologico. Investire in nuove tecnologie, nuovi processi e prodotti industriali, semplificare la burocrazia per le imprese, favorire e sostenere l’imprenditoria giovanile e femminile, in particolare nel Mezzogiorno, sono gli ingredienti necessari per una ricetta “generazionale” del rilancio economico.
Il settore pubblico poi, non potrà non confrontarsi con nuovi criteri di organizzazione e regolazione del mercato, con innovativi sistemi di produzione di beni e valori pubblici, materiali (le linee ferroviarie e viarie, le scuole, le reti Tlc) e immateriali (il funzionamento della giustizia, la celerità della pubblica amministrazione, l’umanità della esecuzione penale).
Il sostegno e la garanzia delle pari opportunità per i suoi cittadini, la promozione dei diritti civili, la difesa dei più deboli e di coloro che non possiedono autonomi e dignitosi mezzi di sostentamento: sono questi i pilastri su cui ergere l’edificio del futuro.
Modernizzare una nazione per un’organizzazione giovanile democratica e riformista non può significare soltanto rimodellare il suo sistema produttivo a guisa del nuovo paradigma tecnologico. Significa anche (e soprattutto) attrezzarla alle sfide del presente perché possieda gli strumenti di analisi e di azione necessari per affrontare il nuovo secolo.

Risanamento

Se tuttavia un intervento complessivo sulla competitività del Sistema - paese è fortemente legato all’innalzamento dell’alfabetizzazione superiore e della sua qualità da un lato, e alla riorganizzazione delle produzioni e degli strumenti di governance dall’altro, non si può eludere il nodo dell’intervento necessario sulle determinanti strutturali della spesa.
Nessun disegno generazionale di rilancio può affermarsi senza una riconduzione su valori accettabili e sostenibili della dinamica del debito pubblico. La necessaria compressione delle spese di funzionamento dell’amministrazione di Stato ed enti locali - per essere virtuosa e non esclusivamente “punitiva” - dovrà fondarsi su nuovi e più stringenti criteri di valutazione dei risultati.
Un rovesciamento della piramide degli incentivi che introduca reali meccanismi di premialità, per la burocrazia come per le università, gli enti di ricerca, le articolazioni periferiche dello stato, persino le regioni e gli enti locali, contribuirebbe ad un tempo a ridurre i costi e a potenziare l’efficienza complessiva delle pubbliche amministrazioni.
È accanto a queste priorità riassumibili nel polinomio istruzione della popolazione – innovazione delle produzioni e dei processi produttivi – risanamento economico, che altre due esigenze per la piena soddisfazione di un disegno “generazionale” del rilancio del paese prendono corpo: la riorganizzazione del sistema previdenziale e la riduzione della precarietà nel mercato del lavoro.

Welfare e pensioni

L’Italia si appresta a divenire la nazione più vecchia e longeva del mondo e che questo avrà un effetto decisivo sulla struttura produttiva, sociale e di conseguenza previdenziale.
La spesa pensionistica in Italia è pari al 15,4 per cento del prodotto interno lordo. L’uscita dalle forze lavoro è massima in corrispondenza dei requisiti minimi di pensione, attestati dopo i processi di riforma a 60 anni di età.
Si tratta di una dinamica insostenibile per qualsiasi paese avanzato.
Da decenni il dibattito sulle politiche sociali sembra incentrato quasi esclusivamente sul sistema previdenziale e mai su altre forme di spesa sociale quali il sostegno alle famiglie, ai giovani studenti o ai giovani lavoratori.
Per questo essa necessita oggi di un’ulteriore estensione poiché gli indici di struttura e quelli del ricambio demografico testimoniano quanto il processo di invecchiamento della popolazione italiana sia duraturo ed avanzato.
Il rapporto tra il potenziale di lavoro giovane (20-39) anni e quello più anziano (20-59 anni) tenderà a deteriorarsi rapidamente dalla attuale parità a 2 giovani ogni 3 anziani, mentre il ricambio tra generazioni in procinto di entrare nella fascia di età lavorativa e quelle in procinto di uscirne sarà in progressiva riduzione.
In assenza pertanto di consistenti flussi migratori, la popolazione italiana è destinata ad avvitarsi in un processo in cui l’unico aggregato in posizione numerica attiva sarà quello della popolazione anziana; ma una popolazione che vede ridursi nel tempo non solo la sua consistenza progressiva ma anche sistematicamente quella dei suoi sub-aggregati economicamente e demograficamente più produttivi, rischia di impoverirsi irrimediabilmente e definitivamente.
Il benessere raggiunto non può essere considerato come un dato acquisito o irreversibile.
Ciò richiede una grande nuova consapevolezza da parte di una generazione chiamata a farsi carico direttamente di un problema non più rinviabile.



Lavoro

Il precariato generalizzato e diffuso è un inaccettabile svilimento della dignità delle persone e del lavoro, che riparato dietro l’illusorio usbergo della riduzione dei costi mortifica le professionalità, le aspirazioni personali e quelle individuali. Sostenere la bandiera della “civiltà del lavoro”, significa costruire strumenti adeguati a proteggere il lavoratore nel suo percorso professionale, che seppure frammentato e rivoluzionato dai nuovi cicli di produzione, non può restare senza protezione in balia delle sole nude regole del mercato.
A pagare il prezzo più alto anche in questo caso sono le giovani generazioni. Esse, in particolare la componente femminile, appaiono nel mercato del lavoro italiano tanti piccoli giunchi esposti ad un monsone.
La riduzione della segmentazione del mercato, stabilendo regole più uniformi e in base alle quali il rapporto di lavoro acquisisca stabilità col passare del tempo, è richiesto da motivi di equità in via primaria, ma è anche sorretto da solide ragioni di efficienza. La battaglia per un lavoro sicuro, dignitoso, commisurato alle professionalità e alle competenze di tutti e di ciascuno è il primo dei diritti di cittadinanza cui aspirare, terreno essenziale per lo sviluppo della creatività e della personalità. Una battaglia che una nuova generazione di democratiche e democratici dovrà intestarsi con determinazione e passione.

Concorrenza ed equità

L’intensificazione della concorrenza, l’ampliamento per l’esplicarsi dei meccanismi di mercato sono i restanti ingredienti di una matura e consapevole ricetta “generazionale” per il paese; essi sono, ancora una volta, necessari al rilancio produttivo e complementari a scelte di equità.
In un’economia come quella italiana, nella cui storia è tristemente ricorrente il privilegio di pochi fondato sulla protezione dello Stato, la concorrenza costituisce un agente di giustizia sociale.
Essa regolata e corretta da regole semplici, chiare e applicate è il grimaldello più autentico per scardinare quel poderoso grumo di interessi corporativi che in molti campi asfissia la nazione.
L’Italia ha bisogno di mercato, di concorrenza, di legittima contendibilità degli spazi privati e persino di alcuni spazi pubblici.
Una generazione di progressisti ha il suo nemico nel privilegio e non nel mercato, nella chiusura corporativa e familistica e non nella competizione.
Se presidiato da una governance proattiva e coraggiosa, improntata alla realizzazione di pari condizioni nell’intrapresa di iniziativa economica, all’equità e alla giustizia sociale, il mercato resta un poderoso strumento di estensione del benessere e dei diritti individuali, un patrimonio da difendere e da tutelare dalla continua aggressione culturale e politica del pensiero reazionario, nazionalista e protezionista.

Nuovi diritti

Una forza giovanile e progressista che guarda al futuro ha come obiettivo primario l’ampliamento di diritti, libertà e garanzie per la persona – il singolo come soggetto portatore di diritti –, valvola di conquiste sociali e collettive. La persona umana va tutelata, nella sua integrità, indipendentemente dal suo essere cittadino, ma anzi con l’obiettivo di una nuova inclusività che sia slegata da nascita, sangue, cultura, cittadinanza. Una forma di individualismo generoso che concepisce la società come luogo degli individui, con un’inversione del percorso tradizionale che conduceva dalla comunità al singolo.
Maggiori garanzie per i detenuti, con l’incremento delle misure alternative al carcere a vantaggio di sanzioni alternative; libertà religiosa, riconoscimento delle confessioni presenti in Italia e sviluppo del sistema delle Intese; promozione di un sistema di norme che non equipari il migrante a mera forza lavoro, riforma del concetto di cittadinanza e voto amministrativo agli immigrati; riforma della normativa sui diritti del consumatore/utente e tutela della privacy; e diritti del malato; politiche di sostegno alla genitorialità; garanzia della libertà negli orientamenti sessuali.
Molte di questi battaglie, oltre a permeare necessariamente una cultura politica di centro-sinistra riformista, possono contare su una forte capacità evocativa, in grado di sviluppare senso di appartenenza e desiderio di militanza, in tempi in cui assistiamo spesso al rischio di derive reazionarie, discriminatorie ed a regressioni addirittura razzistiche in segmenti della società e nelle pratiche politiche della destra.

Diritto al protagonismo

Il combinato disposto determinato dal binomio alto debito – bassa crescita non consente interventi di rilancio nazionale tarati esclusivamente sulla leva della fiscalità generale.
Essa è importante, e fondamentale è l’azione di recupero degli introiti sottratti da evasione ed elusione; ma creare nuove opportunità di crescita economica in sintonia con la “questione generazionale” significa anche creare e propiziare spazi di protagonismo personale, civile e imprenditoriale.
Negli ultimi trenta anni, in tutto il mondo occidentale si è assistito a uno spostamento in avanti dell’età alla quale i giovani fuoriescono dalla casa familiare definito come “posticipazione della transizione allo stato adulto”. L’Italia non a caso, si pone ai vertici di tale processo, distinguendosi per il tempo di permanenza dei figli nella famiglia d’origine.
Nel resto dell’Unione europea solo un giovane su tre di età 18-34 vive con i genitori. Si sale invece in Italia a oltre il 60%, con una dinamica ancora più sconfortante per quello che riguarda le giovani donne.
Tassi di attività e salari sensibilmente più bassi rispetto alla media degli altri paesi industrializzati, disoccupazione, sottoccupazione, precarietà del posto di lavoro a fronte di un welfare che fornisce scarsissima protezione sociale, sono le cause principali di tale ritardo. Un tale sistema che consente (se non addirittura favorisce) la permanenza dei giovani nella casa familiare è ancora una volta iniquo e inefficiente.
È iniquo, perché affidando esclusivamente alla famiglia di origine i compiti di aiuto e sostegno svantaggia chi proviene da famiglie più povere, con uno status socio culturale più basso oltre che da famiglie monogenitoriali o ricostituite. Ciò deprime la mobilità sociale ed è funzionale alla riproduzione nel tempo delle disparità sociali di partenza.
È inefficiente, perché mantenere una così elevata quota di giovani inattivi dal punto di vista lavorativo e riproduttivo, è un enorme spreco per la collettività, che reca pesanti ricadute sul dinamismo sociale, economico e culturale della nazione.
Liberare una generazione significa costruire per essa la possibilità di progettare autonomi spazi di vita, di crescita, di socializzazione e di mobilità Immaginare il futuro significa anche e soprattutto costruire spazi per i più giovani, per la loro creatività, per il loro estro e il loro dinamismo.
Nessuna società è mai cresciuta mortificando i suoi eredi, modernizzare il paese significa anche e soprattutto partire da qui.
Dipende soltanto da noi, perché scegliendo l’impegno politico assumiamo la consapevolezza che nessuno spazio è concesso. Ma che per rinnovare bisogna essere migliori, più bravi e più forti di chi si intende sostituire alle leve del comando.

Per una nuova cultura politica

Tanto l’economia quanto la società italiana si presentano complessivamente restie ad assecondare l’innovazione, sia che essa riguardi nuovi processi produttivi, nuove tecnologie e prodotti, sia che riguardi l’accesso delle donne e dei giovani al mercato del lavoro o alle professioni liberali. Eppure assecondare il progresso e la diffusione della conoscenza, la capacità di tutti di accedere al ruolo sociale che si desidera e che si merita, la parificazione delle condizioni di vita e di occupazione dei generi, sono i soli elementi che hanno apportato una qualche forma di dinamismo alle società evolute e l’unica strada per sottrarsi alla legge dei rendimenti decrescenti.
Sui giovani riformisti di questo paese grava pertanto un onere pesante e meraviglioso.
Costruire quell’organizzazione giovanile popolare, a vocazione europea e riformatrice, che abbia le dimensioni e la forza per proporre e sostenere un grande progetto generazionale per il rinnovamento del paese, una forza politica giovanile inedita per la storia e per la tradizione italiana, che possa essere da esempio anche oltre i nostri confini.
Il Partito Democratico rappresenta la più grande innovazione politica europea. In esso la nostra generazione, ha dimostrato di credere fortemente.
Oggi, a partire da una prospettiva generazionale, possiamo essere noi il pezzo di società italiana che più convintamene fa vivere e da corpo al progetto politico di aggregare i giovani italiani attorno al simbolo e ai valori del Partito Democratico.
Per questo, noi, giovani democratiche e democratici, cittadini italiani o giovani immigrati, donne e uomini dell’Italia di domani, diamo vita alla più grande organizzazione politica giovanile italiana.
Una grande organizzazione moderna, che sia il sogno e l’approdo che migliaia di ragazzi e ragazze perseguono da tempo.
Un’organizzazione politica autonoma ed affiancata al partito Democratico, in cui finalmente ciascuno si senta a casa, e non ospite di una carovana perennemente in transizione.
Un corpo ampio e solidale di iscritti, militanti, simpatizzanti, semplici sostenitori, che svolga, nell’interesse generale della nazione, la funzione di rappresentare i giovani italiani che credono nel progresso della civiltà e della scienza, nella ragione, nella pace tra gli uomini e le nazioni, nel valore del lavoro e nella sua difesa, nei diritti umani e civili, nella libertà, nella difesa degli ultimi, dei meritevoli, nella democrazia e nel mercato, nella costruzione di un mondo più equo ma anche e soprattutto più vivibile, da lasciare a chi verrà dopo.
Costruire un mondo migliore è l’aspirazione primaria che nutre l’impegno politico: cambiare la realtà partendo dalla propria strada o dal proprio quartiere. Per questo costruiremo un’organizzazione forte e radicata, capace di essere presente dovunque, dalle scuole alle università, dai luoghi di lavoro a quelli della cultura, ci siano dei giovani cittadini pronti a impegnarsi per un ideale di progresso per i popoli e per gli uomini, nelle dinamiche e produttive città del nord, come nelle troppo spesso dimenticate terre del Mezzogiorno.
L’Italia avrà ancora un posto tra i grandi della terra; per questo obiettivo, per il suo raggiungimento, perché questo contribuisca a favorire lo sviluppo delle nazioni, la pace tra i popoli, la diffusione del benessere e della democrazia, la sostenibilità ambientale ci diciamo giovani democratici e in nome di questi valori costruiremo protagonismo e spazi per una generazione intera.
Una generazione nata politicamente dopo il 1989 che oltre a sentirsi italiana si sente pienamente e consapevolmente europea e che in Europa trova il luogo naturale in cui manifestare la sua vitalità e il suo protagonismo; una generazione che vive la mobilità come condizione permanente della propria esistenza che declina i valori europei come consituency di una nuova identità generazionale e collettiva.
Un nuovo grande soggetto “generazionale” dove la laicità possa essere la grammatica comune delle forze costituenti, la koiné minimale della convivenza, ma dove tutti e ciascuno vedano rispettati i propri orientamenti, le proprie convinzioni religiose, etiche, morali. I “tempi nuovi” preconizzati da Aldo Moro sono già in noi. Essi, tuttavia, necessitano di essere guidati; con le emozioni forti di chi sa sognare ad occhi aperti e con la concretezza che accetta la sfida di trasformare i sogni in realtà.
La storia d’Italia è stata la storia dei giovani italiani.
Dei giovani soldati morti armi in pugno a Cefalonia, come dei ragazzi che hanno animato le Brigate Partigiane. Dei “professorini” alla Costituente, delle giovani generazioni che hanno incarnato il movimento degli anni sessanta senza poi cedere alle tentazioni del terrorismo.
Ma è anche quella di tanti ragazzi normali, di storie, destini e volti che nel vivere l’ogni giorno del nostro Paese, l’hanno fatto grande. Giorgio La Pira, nel ricordare il giovane assessore Nicola Pistelli, fece affiggere sui muri di Firenze un manifesto semplice con scritto “da un piccolo chicco di frumento cresceranno tante spighe di grano nuovo”.
Oggi noi seminiamo quel chicco. Sul solco tracciato dai padri che hanno scritto la Costituzione e fondato la Repubblica.
Oggi noi sfidiamo i ragazzi e le ragazze che vivono il presente ad essere all’altezza del passato per costruire un grande futuro.
Facendo incontrare cuore e mente, idee e progetti, passione e realtà. Chiediamo alla nuove generazioni che abitano il presente di mettersi in gioco, di essere generazione di governo, di scrivere un pezzo importante di storia della nostra comunità, di rifiutare il nulla, il poco e il menopeggio.
Di scegliere il coraggio, la partecipazione, il confronto.
Di essere, insieme a noi, coloro che cambiano l’Italia.
Di essere insieme a noi, Generazione Democratica.

Per fare buona politica non c'è bisogno di grandi uomini, ma basta che ci siano persone oneste, che sappiano fare modestamente il loro mestiere. Sono necessarie: la buona fede, la serietà e l'impegno morale. In politica, la sincerità e la coerenza, che a prima vista possono sembrare ingenuità, finiscono alla lunga con l'essere un buon affare.


Piero Calamandrei